Carnevale a Bagnoli del Trigno

Rappresentazione dei Mesi – Ultima domenica di Carnevale

Il Carnevale

Il carnevale è una festa mobile, nel calendario liturgico cattolico-romano si colloca tra l’Epifania e la Quaresima e la data di inizio coincide generalmente con la ricorrenza di Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio. Il carnevale si può considerare una festa di rigenerazione e di rinnovamento, che indica la fase di passaggio dall’inverno alla primavera, dunque una sorta di capodanno agricolo. In merito all’etimologia del termine, si può citare la derivazione da “currus navalis”, con riferimento alla nave e al carro come simboli di morte per il trasporto delle anime e ai carri processionali a forma di nave, riespressi in forma di macabra satira nella Stultifera navis dell’alsaziano Sebastian Brant. Più comunemente si ipotizza che “carnevale” derivi dall’espressione “carnem levare”, che indica il periodo di astinenza della Quaresima. Per le analogie con cerimonie dell’antichità, si possono citare in generale i Saturnali, celebrati a Roma in dicembre, come descrive Macrobio, e i Baccanali, feste propiziatorie tenute a marzo, ricollegabili ai culti dionisiaci greci, e represse nel 186 a.C. dal Senatus Consultum de Bacchanalibus per la loro pericolosità sociale.

Il carnevale segna in ogni caso un passaggio, un temporaneo rovesciamento dell’ordine, ed è caratterizzato: dal mascheramento come rappresentazione dell’alterità e dell’irruzione del mondo dei morti nel mondo dei vivi; dal “mondo alla rovescia”, come espressione dell’inversione dei ruoli ordinari di potere; dalla trasgressione delle regole quotidiane, attraverso comportamenti licenziosi ed eccessi alimentari; dalla rappresentazione del conflitto tra il bene e il male. La più significativa maschera del carnevale, nell’accezione comune, è Pulcinella, che ha, tra le sue prerogative, il rapporto con il mondo dei morti. Dal suo nome, derivato da “pulcino”, si può trarre un’associazione con i gallinacei, animali collegati con gli inferi.

I primi documenti sul carnevale risalenti al medioevo ne mettono in evidenza il carattere sovversivo dell’ordine naturale e morale stabilito da Dio: travestimento, promiscuità, ribellione, scambio dei ruoli. Divenuto, in epoca medioevale, festa popolare per eccellenza, con tratti trasgressivi sempre più accentuati, il carnevale viene fortemente contrastato dalla chiesa cattolica soprattutto nella seconda metà del XVI secolo, età della Controriforma.

La Rappresentazione dei Mesi

La rappresentazione dei Mesi ripercorre il ciclo annuale nei suoi vari passaggi, con riferimento alla propiziazione del naturale svolgimento delle stagioni. Si hanno testimonianze di cerimonie periodiche collegate alle stagioni sin dall’antichità, nel mondo classico e presso gli Egizi. In seguito questi temi, ampiamente ripresi nell’iconografia cristiana, vengono affrontati nel tardo medioevo anche in opere letterarie. In questo periodo si diffondono canzoni e ballate sui mesi, in italiano volgare, che confluiscono nella tradizione popolare e vengono eseguite nelle feste calendariali. Come corrispettivi letterari si possono citare le opere di Alcuino, Bonvesin da la Riva, Folgore da San Gimignano, Cenne da la Chitarra.

Così Alessandro D’Ancona affronta la questione del rapporto tra la forma di rappresentazione popolare dei Mesi e la commedia dell’arte: «Volendo poi riferire un qualche esempio della nostra antica letteratura, potevasi trovarlo presso un poeta che, sebbene ecclesiastico e superiore in dottrina al volgo, non pertanto nei suoi componimenti, tanto nella forma quanto nella sostanza, riproduce il sentir comune e l’intelletto dei volghi: vale a dire fra Bonvesin da Riva. Il suo Tractato dei mesi […] per molti lati si ragguaglia coi nostri testi popolari, salvo che la forma di contrasto, che pur apparisce di natura sua in cotesti componimenti rimasti tradizionale nel volgo, è in quest’antico testo lombardo maggiormente determinata. Probabilmente a preferire tal forma l’autore era condotto e dalla propria propensione, che si mostra anche in altri suoi componimenti, e dalla conoscenza del Conflictus Veri et Hiemis, che l’età media ben conobbe, attribuendolo a Beda, ad Alcuino, a Milone di S. Amand. […] Quello che ci premeva mostrare, si era soltanto che, nella forma in che ci si presentano, e il componimento raccolto a Sora ed altri consimili sparsi per varie parti d’Italia, rispondono ad un bisogno e ad un uso tutto popolare di rappresentare ciò che di più naturale e necessario appartiene ai varj mesi in che l’anno si spartisce: il che fu fatto e colle rappresentazioni figurate e colle parlate. Ma, lo ripetiamo, quel che in cotesti componimenti vi ha di drammatico non si collega tanto alla commedia dell’arte, quanto a quello spontaneo modo di rappresentare vivamente le proprietà opposte delle cose, onde fra le plebi cristiane dell’età media ottenne tanto generale aggradimento la forma del Contrasto […]».

Questo genere di rappresentazioni, un tempo diffuso in molte località del Molise e in altre regioni meridionali e centrali, si rinnova a Bagnoli del Trigno dal 1992, con cadenza generalmente annuale, e a Cercepiccola, con cadenza variabile. Il corteo dei Mesi, a Bagnoli del Trigno , viene rappresentato l’ultimo sabato di carnevale, ed è l’evento più significativo tra i tanti che attualmente scandiscono il ciclo festivo di un luogo spopolato dall’emigrazione, come gran parte dei comuni molisani e di quelli montani in generale.

La Rappresentazione dei Mesi a Bagnoli del Trigno

Bagnoli del Trigno (Isernia) è un paese addossato a un massiccio roccioso e sovrastato dai ruderi del castello longobardo, situato su un masso di pietra calcarea. Le sue particolari caratteristiche ne hanno fatto luogo privilegiato di ricerca sociologica nella metà degli anni ’50 dello scorso secolo, in quanto isolato e al proprio interno suddiviso a metà, in corrispondenza di situazioni altimetriche, tra “Terra di sotto” e “Terra di sopra”: una differenza espressa nei dialetti, negli usi matrimoniali e in una certa competitività tra i due mondi, percepiti come opposti.

Qui, più che altrove, si è manifestato un tentativo di rivitalizzazione delle usanze tradizionali, attraverso la riproposizione di eventi e feste da parte di associazioni culturali locali, impegnate nella ricerca sul proprio territorio. Il carnevale è uno dei risultati di questa operazione di recupero, gestita in ambiti ristretti ma poi accolta da gran parte della comunità che, sin dai mesi precedenti l’evento, si impegna per l’allestimento dei carri che dovranno raffigurare le stagioni, i mesi e le attività agricole. Su ogni carro viene riportata una scena di vita contadina che contiene riferimenti ai singoli temi, attraverso la ricostruzione di ambienti, rurali e domestici, l’impiego di oggetti tradizionali, la riproposizione di tecniche agricole e modalità di preparazione del cibo.

Le scene sono animate da personaggi in costume, tra i quali alcuni uomini in travestimento femminile. I carri, trascinati da trattori, sono contraddistinti da cartelli indicanti i nomi dei mesi e delle stagioni, accompagnati da versi che ne sottolineano le peculiarità: Ecch Gennai e ch la nev ‘nghianga, mo dorm tutta la campagna, / r contadin scta atturn a r fuch, arresctisc castagne e magna fasciul. // Ecch Febbrai, ecch Febbrai m diss, hi sing r cchiù curt d tiutt, / ma s l iurn mia l’avess tiutt, facess ilà l vin dentr a l viutt. // Ecch Marz e ch la mia zappetta, pan e acca, facce r digiun, / n’ te fugruà ca su’ femitt e ca mo facce la mancanza d la liuna. // Ecch April e la legnama spezza, henne fiorit mentagne e valliun, / April z’ha fatt l ramglitt, e Magge z la god tiutta la gioventù. // I singhe Magge bill e ben vesctute, e port hiuri e rose a la Madonna, / raglia l’uasnielle ben pasciute e tir pret a r nid ‘n che la hionna. // Ecch Giugn, Giugn ch r cuarr riutt, cuarr mo è rotta la maiesa, / mena chempagn mia ch’è assiutt, e ca sennò perdimm oper e friutt. // Ecch Lugli e la campagna è tiutta d’or, l gran è tant, geisc ‘ncor, / iamm mettemmece sott a met, sennò pu dop aremanemm arret. // Ecch Agusct e ch la malatia, l midc ordena la gallina, / la ordena ben fatta e ben chemposta, bongiorn a signeria, a la faccia vosctra. // Ecch Settimbr e ch la fica moscia, l’uva moscatill z fenisce, / ma se l’annata meia vè d prescia, cu perzeca, precoca e mela lisce. // Ecch Ottobre è cap vellegnatore, e m la vuglie fa na vulignata, / na vuttecella d vin cherdisch, na bella donna e ch ‘n litt frisch. // Ecch Nevimbr è cap seminator, m la vugl fa na seminata, / n’ poch p me e n’ poch p l’augell e n’altr poch è p scte donne belle. // Ecch Decimbr, ecch Decimbr m diss, r 6 fu Sant’ Ncola, / 25 nasce l Redentor, e z’accid l purch zenza avè delor

Il corteo, nella tarda mattinata, si dirige dalle vie periferiche verso la piazza, dove nel pomeriggio, ha luogo la rappresentazione finale. Alla base vi è il testo che propone la successione dei mesi e delle loro caratteristiche, una sorta di almanacco personificato dai figuranti e rapprentato dalle scene allestite sui carri. Significativo è il ruolo di “Francische ‘l giullier”, figura centrale del canto bagnolese Sanghe de Serinella. “Francische” indossa una maschera simile a quella di Pulcinella: ha un costume bianco, una cintura dalla quale pende un campanaccio che gli oscilla tra le gambe, il capo sormontato da un cappello a cono, ornato di strisce colorate e con la base a forma di corona, che lo denota come re del carnevale. La sfilata si apre con “Francische”, a capo di una processione (nel 2007) con finti sacerdoti, chierici, banda e corona funebre, nella quale si lamenta la morte dell’asina “Rosina”, raffigurata dal fantoccio di un asino trascinato su un carretto. Nel corso della festa vengono consumati cibi e bevande, in particolare ricordiamo l’alimento tipico di Bagnoli lo “scattone”, un piatto di pasta condita con il vino rosso, e la “paniccia”, un composto di verdure.

Testo e adattamento: E. De Simoni (tratto da Patrimonio immateriale del Molise)


Foto: E. De Simoni (17 e 18 febbraio 2007)
Archivio Fotografico dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia