San Silvestro a Sessa Aurunca

31 dicembreIl Buco Buco di Sessa Aurunca (Caserta) è un canto di strina eseguito il 31 dicembre che, iniziando al calar della sera, e portando le squadre di corte in corte alla ricerca delle offerte spontanee degli abitanti, sfocia in una manifestazione collettiva nel punto di maggiore slargo del comune di Sessa Aurunca, dove ad attendere le squadre di bucobuchisti vi è la stragrande maggioranza della comunità sessana.Le squadre in qualche modo competono tra loro, sfoggiano divise diverse per essere riconoscibili, costumi che variano di anno in anno per ogni squadra (e che fruttano spesso simpatici nomignoli alle stesse), si impegnano per offrire le voci migliori, il maggior numero o la migliore qualità possibile degli esecutori di questa sorta di bande musicali, due sole cose le accomunano, ossia il canto (nel testo come nella melodia) e lo strumento che dà il nome al rito ed a tutti gli elementi presenti in esso, e cioè il buco buco. Così ce lo descrive Alberto Virgulto partecipe dei riti della comunità di cui è parte nota e riconosciuta come custode del rito ed artefice della riproposizione dello stesso: “Lo strumento musicale classico della tradizione aurunca è senza dubbio ru Zuchete – zu (Puti – pu). voce onomatopeica che si riferisce al particolare suono emesso da questo strumento musicale popolare, diffuso nell’Italia Meridionale. Viene anche detto Struglio o Buco – buco. Si tratta di un tipico tamburo a frizione di antichissima origine. Costituito da una canna preventivamente legata e fissata al centro di una struttura cilindrica, ossia su di una botte di piccole dimensioni che ricoperta di pelle funge da cassa armonica. facendo scorrere la mano bagnata lungo la canna la pelle sottostante produce un suono cupo, ingigantito dalla cassa armonica. Questo tipico strumento musicale serve a cadenzare il ritmo nelle varie melodie”.Ma leggiamo come la nostra guida prosegue il racconto della tradizione del Buco Buco: “Questo singolare ed arcaico attrezzo è costituito da un recipiente di legno, rivestito nella parte superiore da una tela dalla quale fuoriesce un’asticella che è manovrata da un suonatore che delicatamente la stringe e muove con movenze ritmiche che si basano su di un cadenzato movimento di sfregamento e scivolamento della mano lungo tutta l’asta, inumidita dall’acqua. Tale movimento genera il suono tipico dello zuchete – zu. Prettamente maschile è la partecipazione collettiva che costituisce il gruppo. Il suono, che si protrae per trentadue strofe con un ritmo sempre uguale, trova il suo acme nel finale, caratterizzato dal cambiamento spasmodico di esso, da binario a ternario; la mano del suonatore intensifica lo scivolamento sull’asta e culmina con la “contata”, vero atto liberatorio .Oltre alla contata e al movimento dello zuchete zù in alcune realtà locali maggiormente si evidenziano precise movenze sceniche. A Corigliano, piccola frazione del Comune di Sessa Aurunca, ad esempio i componenti del gruppo e i zuchezuchisti accompagnano l’intercedere del suono e delle parole con un movimento sussultorio del bacino. Nella composizione della formazione, schierata per la partenza, i componenti si dispongono gradualmente in fila con a capo il mazziere che tiene tra le mani la “mazza” che secondo la credenza popolare ha la funzione di inseminare e fertilizzare il territorio percorso. L’atto finale si manifesta con il cambiamento di tempo e con l’assunzione da parte dei componenti del gruppo, di una disposizione circolare, lasciando all’interno del cerchio solo il Mazziere e il suonatore di Zuchete – zu (o Buco Buco) nel loro sensuale movimento, fino all’apogeo della “contata”, prima cadenzato dalla sola voce solista, poi dall’intera banda: “1,2,3,4,5,6,7,8,9,10” vero e proprio atto liberatorio di gruppo.”

Si noti come Virgulto specifichi che le squadre sono formate esclusivamente da uomini, induco a questa osservazione il lettore, o semplicemente gli comunico questo dato, per rendergli noto come nell’anno 2008, per la prima volta nella memoria fino a noi giunta di questa tradizione, una donna abbia preso parte ad una delle squadre nel ruolo, centralissimo, di cantante, generando stupore e curiosità all’interno della comunità sessana. Tuttavia le evoluzioni, espressione che trovo più corretta rispetto a “le novità”, non intimoriscono eccessivamente gli attori di questa tradizione, come ci spiega lo stesso Virgulto il Buco Buco ha conosciuto “aggiunte ed riadattamenti dettati dalle esigenze dei tempi. modificandosi nel corso dei tempi sia nella struttura musicale che nel testo originale, arricchendosi di nuove sfumature armoniche e di particolari immaginari, fondendosi con ele­menti di narrazione fantastica ed allegorica, Possiamo affermare quindi che il “Buco -buco”, almeno nel capoluogo, si è arricchito e si è evoluto nel corso degli anni in tre parti musicali nei tempi di: 4/4, di 2/4 e di 6/8.

Chi scrive si rende conto che una variazione nella struttura ritmica o melodica del canto non equivale ad una modifica in quella rituale, ma una tale riflessione esula dalle possibilità di questo scritto, si lascia al lettore tuttavia una ulteriore informazione e, probabilmente, un ulteriore spunto di riflessione. Altro particolare interessante, raccontatomi da Alberto Virgulto, come da altri bucobuchisti, tra cui Giovanni Loffredo, anche cantore del miserere, è quello relativo ad una sorta di gerarchia, o di apprendistato, presente all’interno delle squadre dei bucobuchisti, difatti coloro che per la prima volta prendono parte alla squadra, generalmente bambini figli degli stessi componenti, non hanno il “diritto” di poter suonare lo zuchete’zu, si inizia trasportando l’acqua necessaria per inumidire l’asticella dello strumento, per poi accedere a strumenti intermedi come tamburelli, scetavaiasse e quant’altro, soltanto dopo un lungo apprendistato protratto di anno in anno si può giungere, avendone le capacità, ad assolvere ruoli importanti all’interno della squadra come quello di suonatore, di cantante, di suonatore di zuchete’zù o addirittura di mazziere. Per completezza va ribadito, come già emerso dalla narrazione fattaci dalla nostra fonte, che quella di Sessa Aurunca non è l’unica forma di Buco Buco eseguita tutt’oggi, Sessa consta di un numero elevatissimo di frazioni in alcune delle quali vengono eseguite differenti forme di questo canto di fine anno, a tal proposito precedentemente si è accennato al caratteristico Buco Buco di Corigliano.

Testo: A. L. De Simone (tratto da Feste e Riti d’Italia). Adattamento a cura della Redazione