La catalogazione dei modelli storici di natanti del Museo del Mare di Napoli: un approccio demoetnoantropologico

La Sabap di Napoli ha recentemente seguito una campagna di catalogazione di una sezione specifica della collezione ospitata dal Museo del Mare. La collezione, relativa ai modelli di natanti storici, costituisce una delle componenti di maggior rilievo del patrimonio del Museo e per questo è stata individuata come elemento su cui concentrarsi prioritariamente ai fini di un riconoscimento istituzionale.

 

Contesto

Il Museo del Mare di Napoli, il cui nucleo iniziale risale al 1904, si configura come spazio espositivo la cui vocazione didattica è accresciuta e rinforzata dalla collocazione all’interno dei locali di quello che fu il “Real Istituto Nautico Duca degli Abruzzi” – oggi “Istituto Tecnico Nautico Duca degli Abruzzi”-, riprendendone i materiali didattici utilizzati dal 1800 in poi.

 

E’ situato nel territorio di Bagnoli che, da storico sito turistico a vocazione balneare tra fine Ottocento e metà Novecento, ha subito nel tempo numerose trasformazioni fino a diventare polo industriale nel periodo in cui fu sede del terzo centro siderurgico d’Italia. L’impianto, ora in disuso e decadimento, è causa di ovvie ricadute negative in termini di impatto ambientale e qualità della vita dell’area. L’attuale processo di deindustrializzazione e il progetto approvato prevedono, però, che Bagnoli si trasformi progressivamente in parco pubblico, tornando a recuperare l’antica vocazione termale e rilanciando, così, anche la centralità del rapporto tra territorio e mare. E’ proprio in questo spazio che il Museo posiziona il suo operato attraverso il perseguimento di tre obiettivi:

  • la diffusione della conoscenza e della cultura marinara;
  • la salvaguardia e la valorizzazione dell’eredità culturale marittima e nautica della Campania;
  • il recupero della memoria.

 

Il Museo del Mare

A seguito di quanto premesso, grande attenzione, oltre che al repertorio che costituisce la collezione museale, è stata posta nella creazione di una Biblioteca sul tema dello sviluppo delle conoscenze nautiche e di un Archivio che affianca ai materiali documentali dedicati agli aspetti strettamente tecnici dell’attività marinara, le biografie e le “storie di vita” di coloro che di mare hanno vissuto. Dalle sue attività di recupero e studio delle testimonianze archivistiche è stato promosso il progetto “Memoria”, finalizzato a ricostruire, appunto, la memoria della cultura di mare nella storia di Napoli attraverso la raccolta e il racconto di vicende esemplari come quella della Nave Asilo “Caracciolo”.

Nelle sale, invece, si possono ripercorrere le tappe che hanno permesso all’arte navale di diventare scienza navale.

Nella prospettiva tracciata da questo processo, si inserisce la campagna di catalogazione promossa dalla Fondazione che attualmente gestisce il Museo, definendo le scelte che ne hanno caratterizzato l’impianto teorico.

 

Catalogazione

I modelli di natanti storici sono tradizionalmente catalogati attraverso l’utilizzo di schede OA (Opere/Oggetti d’Arte), mentre in questa occasione si è ritenuto maggiormente opportuno, nonché coerente con la storia della collezione, utilizzare schede PST (Patrimonio Scientifico e Tecnologico) e specificandone, come ambito di tutela del MiC, il campo disciplinare etnoantropologico. Questo, seppur non esplicitamente rappresentato dal museo, poiché non racconta od espone in maniera specifica il patrimonio di una “comunità”, è comunque ravvisabile nel particolare approccio teorico del suo impianto, che riconosce, custodisce e valorizza elementi rappresentativi di una “cultura”, in questo caso quella marinara. La prospettiva etnoantropologica offre dunque, in questo caso, una cornice teorica al processo di catalogazione di una collezione “priva di comunità”, ma che vuole rimanere in dialogo con il territorio in cui è inserita.

Prendendo in esame uno qualunque degli elementi interessati dalla catalogazione, appare immediatamente evidente, infatti, che possa essere considerato come l’espressione compiuta di tecniche costruttive, ma che a queste competenze facciano da sottotesto reti di relazioni che consentono di recuperare altri, diversi, registri attraverso cui tali oggetti hanno potuto esprimere la loro valenza nel tempo. I modelli di natanti storici sono stati utilizzati nel tempo come:

 

– ad uso cantieristico, come prototipi in scala per studi di settore per ingegneri, maestri d’ascia ed armatori ;

– come testimonianza sotto il profilo della storia della scienza e della tecnologia;

– materiale didattico per gli studenti dell’istituto,

– materiale documentario per la storia dell’evoluzione della nautica.

 

Invertendo il paradigma solitamente utilizzato in ambito etnoantropologico, che parte da una dimensione “antropocentrata” per poi passare all’analisi contestuale degli oggetti, in questo caso è sembrato più utile procedere in direzione inversa: partire dagli oggetti per iniziare a riflettere sulla costellazione di elementi storici, sociali, culturali, scientifici e tecnologici che richiedono una opportuna valorizzazione.

Relazioni che sottendono i manufatti e che possono essere positivamente richiamate per far emergere la complessità degli aspetti patrimoniali, non solo materiali, presenti in oggetti che, altrimenti, rischierebbero di essere apprezzati unicamente per il loro valore estetico, disperdendo di fatto la rete di riferimenti culturali che accrescono il valore testimoniale di quanto esposto e che, invece, costituiscono quella rete di riferimenti che consentono alla cultura marinara di poter essere definita tale.